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“Il cerchio sulla montagna”

Ai piedi del monte Apollo, in un lontano regno del Nord, lontano poiché il tempo così è, sorgeva un piccolo villaggio detto appunto: “Il Villaggio di Apollo”.
La vita della comunità di Apollonia scorreva tranquilla e pacifica: costruivano case, riassestavano strade, si sposavano, nascevano bambini ed in questo modo la comunità cresceva di numero via via che le stagioni passavano.
Ora dovete sapere la ragione per cui il villaggio era stato chiamato, dai loro antenati, “Comunità di Apollonia”: si dice e si racconta che fu concesso il privilegio di adottare questo nome dallo stesso Apollo in persona, il quale trovò in questa gente, la semplicità, la prodezza e l’umiltà che non aveva mai visto uguali fino a quel momento!
Fu così che da allora Apollonia ebbe il sorgere del sole dalle cime del monte Apollo e il tramontare al di là delle dolci colline mai esplorate…
Apollo volle inoltre consegnare, al capo del villaggio, un Amuleto Sacro, con il quale tutti i bambini nati ad Apollonia dovevano essere battezzati: ad ogni sorgere del 19° sole, questo veniva posto dalle mani rugose del vecchio Nonno Stambecco, sulla liscia e morbida fronte del bambino, e allora il dito del sole nascente toccava la pietra circolare e così penetrava nell’anima del bambino, per proteggerlo durante “Il lungo e tortuoso cammin di vita”.

Ma, se siete stati ben attenti, avrete certamente capito che era rimasta, fin dalla Notte dei Tempi, una contesa alquanto uggiosa che aveva diviso gli abitanti sulla montagna in due parti ben distinte: c’era chi tra loro sosteneva che il nome della comunità era “Il Villaggio di Apollo”, e chi invece continuava e avrebbe continuato a chiamarla “Comunità di Apollonia”, dicendo che non poteva essere che così!
Certo è che il Dio Apollo era, fino a prova contraria, un essere decisamente maschio: scagliava i suoi fulmini forgiati nella fiamma dalla sua rocca di nuvole, e scrosciava fiumi di lacrime urlando al vento ogni volta che era infuriato o si sentiva troppo solo…ed era pur stato lui a donare il nome agli antenati…
Ma d’altronde la comunità, per sua natura, si formava e si raccoglieva “Nel Cerchio sulla Montagna”, grazie a doti naturali propriamente femminili, e quell’Apollonia si diceva fosse l’immagine che vide il Dio, un giorno felice, guardandosi nello specchio di un lago!
Da chi sarebbero nati, se no, i loro antenati?
Questa storia, raccontata prevalentemente dalle donne del villaggio, lasciava alquanto perplessi gli uomini che, confusi, non sapevano più cosa rispondere e balbettando qualcosa fra le loro frastagliate barbe, tornavano ai più ben seri impegni nel bosco.
Ma ogni tanto, quando c’era la luna piena e aveva piovuto tutto il santo giorno (chi sa perché?), scoppiavano litigi e bisticci interminabili e i bambini erano tristemente lasciati a se stessi.
Quella disputa non era mai stata sciolta e non aveva neanche la minima possibilità di esserlo, dato che andava a toccare corde così antiche e sensibili da entrambe le parti, se non che, un giorno, avvenne qualcosa di veramente straordinario!
C’era allora un bambino che si chiamava Stella Alpina (sì! proprio come quel fiore che si trova ogni tanto sulla montagna) e aveva ormai raggiunto l’importante età di 3 anni, e quindi era pronto per il battesimo.
Quel giorno fu portato, prima dell’alba, sulla cima del monte Apollo, a ricevere la benedizione solare…
La processione era stata lunga e alquanto noiosa per il piccolo, perché non vi erano altri bambini a giocare con lui (come voleva la tradizione), ma solo vecchi e grandi barbuti che camminavano così lentamente in silenzio fra le ombre dei pini, e Stella Alpina voleva solo qualcuno con cui ridere e scherzare…
…e così, arrivato finalmente in cima, mentre gli altri si disponevano in cerchio per raggiungere la meditazione necessaria, e lui era posto al centro a ricevere gli influssi benefici così prodotti, Stella Alpina noncurante iniziò a contare sulle dita delle sue piccole manine, le stelle che ancora poteva vedere nel cielo limpido, e a chiamarle con quei loro buffi nomi, che la nonna ogni sera gli raccontava per farlo addormentare:

1 : “Betelgeuse”, casa della mucca fiorita.
2 : “Ambaradan”, il mago sgangherato.
3 : “Reggilo”, il mozzo della ruota.
4 : “Poffaraltro”, lo scivolo scansafatiche.
5 : “Stranangelo”, messaggero di luce.
6 : “Pinincarina”, polvere di stelle.
7 : “Giuramelata”, il pesce sulla luna.
8 : “Cantagallo”, l’amore rosso.
9 : “…
…quando una sola piccola stella era rimasta a curiosare nel cielo blu, e non ricordava il nome giusto (che sicuramente era l’ultimo a mormorare la nonna a notte fonda, quando lui si era già addormentato da un bel pezzo!); ma la sola sua unica speranza che proprio quella stella potesse rivelargli chi sa quali meraviglie per farlo divertire un po’, lo fece concentrare a tal punto che divenne tutto rosso come un palloncino!
Intanto il Vecchio Stambecco si era ormai alzato sul suo bastone bitorzoluto, perché stava per sopraggiungere il dito del sole che avrebbe battezzato Stella Alpina, e si era messo al centro davanti al bambino, e stava pregando parole incomprensibili sull’Amuleto Sacro, più vecchio di lui, quando il piccolo esplose con la sua voce gioiosa:

“Ishtar”, la prima che viene e l’ultima che va!

…che effettivamente era la più difficile. Ed ecco che gli echi della valle, finora rimasti in perfetto silenzio, risposero a quella piccola verità, intonando fra le fronde dei pini, un canto di angeli pennuti, così bello ed ampio di vibrazioni ondose, che arrivò sempre più su, come una marea, fino a toccare il cielo, che sembrava non avere aspettato altro, da quando esiste…
In quel momento, la stella cadde sul monte con una pioggia di luce e Stella Alpina rideva a crepapelle, mentre i vecchi rimasero abbagliati…ma dalla luce apparve, proprio davanti al bambino, una piccola bambina che gli disse:

Piccolo Insolente!
Io sono la Dea Bianca, e siccome mi hai chiamata,
immagino tu sia quel pollo di Apollo, che si da tante arie in cielo coi suoi colori di fuoco…
Ebbene ora sappi, che mi devi baciare la mano!

…e detto questo, sporse la sua graziosa manina.
Allora Stella Alpina, che non credeva ai suoi occhi, ma che riteneva opportuno non contraddire una Dea indispettita e così dolce, si inginocchiò e pose le sue piccole labbra sulla sua pelle bianca…
…e in un attimo scomparve tutto e Stella Alpina si accorse che il Vecchio Stambecco sulla montagna era caduto e così non era riuscito a porre il sigillo sulla sua fronte, che il 19° sole era già passato ed infine era la prima volta da quando la comunità esisteva che un piccolo non veniva così battezzato!
Ognuno entrò, come c’era da immaginarselo, nel panico più vivo rompendo il Cerchio…tranne il bambino che perfettamente a proprio agio, scoprì di avere in mano una piccola stella bianca!
Allora con gioia la mostrò al mondo e quella volò, dolcemente, per poi posarsi sull’amuleto del sole che era rimasto, solo, al centro, e dentro quello sciogliersi, fondendo la sua forma di stella a cinque punte con la pietra circolare…e tutti sbalorditi che assistevano dal Cerchio Ricomposto! Allora nell’aria di meraviglia Stella Alpina raccontò di chi era venuta a fargli visita e di come aveva reso onore alla piccola Dea Bianca: questa non poteva che essere la prova inconfutabile dell’Amore Celeste fra Ishtar e Apollo, le due luci che permettono la vita e così si spiegava l’antica origine della comunità! Da allora non ci sarebbero stati più rancori e differenze fra gli uomini e le donne e i bambini avrebbero avuto la perfetta felicità!
Così si festeggiò il Matrimonio, non più segreto, come il Mistero più profondo!

E la nostra storia finisce che Stella Alpina divenne il vecchio Nonno Stambecco del “Villaggio di Apollo ai piedi di Ishtar”.