Dante è forse il più grande di tutti gli scrittori di questa umanità. Il 25 marzo 1321 dantedì, il 14 settembre 1321 moriva e iniziava il suo vero viaggio ultraterreno (secondo me al Purgatorio), 700 anni fa. Lo stesso giorno 25 marzo del 421 d.C. nasceva invece Venezia, 1600 anni fa.
La tradizione vuole che Dante inizia il suo cammino il 25 marzo, quando avviene l’annunciazione a Maria (concepimento di Gesù) e la morte sulla croce: quindi i due punti culminanti della vita terrestre di Gesù coincidono. Non lo sapevo e sono rimasto colpito perché è come un cerchio perfetto che si chiude, si concentra in un attimo che si dilata e diventa infinito nell’eternità. Pensare a Gesù morto è sbagliato: bisogna vederlo vivo nel regno dei celi.
Come spesso viene disegnato Dante, aspro, arcigno e sempre incazzato, non mi piace. Preferisco immaginarlo come un ragazzo con la barbetta e un naso normale.
Dante è un enigmatico, e almeno una volta accettiamolo per quel che è. Ha i suoi motivi per non farsi capire subito, e qualche volta per essere assolutamente impenetrabile. È una corsa stremante tra luci e tenebre, stelle, lune, soli, misteriosi frammenti di edifici regali e sacri, con mutile, occulte scritte. Il percorso è talora nitido, geometrico; talora è paludoso, è uno strisciar tra cunicoli ed antri. Non capire è importante.
Giorgio Manganelli
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Da La vita nuova
la gloriosa donna de la mia mente… Apparve vestita di nobilissimo colore umile ed onesto sanguigno…. In quello punto dico veracemente che lo spirito de la vita, lo quale dimora ne la secretissima camera de lo cuore, cominciò a tremare sì fortemente, che apparia ne li menimi polsi orribilmente; e tremando, disse queste parole: «Vedi, più forte è il potere in arrivo su di me».
In quello punto lo spirito animale, lo quale dimora ne l’alta camera ne la quale tutti li spiriti sensitivi portano le loro percezioni, si cominciò a maravigliare molto, e parlando spezialmente a li spiriti del viso, sì disse queste parole Sembrava avere la tua felicità».
In quello punto lo spirito naturale, lo quale dimora in quella parte ove si ministra lo nutrimento nostro, cominciò a piangere, e piangendo, disse queste parole: «Ah, mi sono spesso impedito di andare avanti».
D’allora innanzi dico che Amore segnoreggiò la mia anima, la quale fu sì tosto a lui disponsata, e cominciò a prendere sopra me tanta sicurtade e tanta signoria per la vertù che li dava la mia imaginazione, che me convenia fare tutti li suoi piaceri compiutamente…
Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia, quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua devèn, tremando, muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.
Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente e d’umiltà vestuta,
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.
Mostrasi sì piacente a chi la mira
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ‘ntender no la può chi no la prova;
e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: Sospira.