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Sul Tempo

“Io sono
tutto ciò che fu,
ciò che è,
ciò che sarà
e nessun mortale ha osato sollevare il mio velo”.

Iside

Novalis
Accadde ad uno di alzare il velo della dea Sais. Ma cosa vide? Egli vide, meraviglia delle meraviglie, se stesso


Il fumetto è come il tempo si spezza in attimi
Il fumetto è una mappa dello spazio-tempo-frammentato


Mark Haddon
Il tempo è il modo in cui cose diverse tra loro cambiano e si trasformano. È un insieme di relazioni in movimento
Non si può sapere tutto quello che succede
Il tempo è un mistero


Hermann Hesse
Il tempo non esiste (Siddharta)
“Hai appreso anche tu quel segreto del fiume: che il tempo non esiste?”. Un chiaro sorriso si diffuse sul volto di Vasudeva. “Si Siddharta” rispose.
“Ma è questo ciò che tu vuoi dire: che il fiume si trova dovunque in ogni istante, alle sorgenti e alla foce, alla cascata, al traghetto, alle rapide, nel mare, in montagna, dovunque in ogni istante, e che per lui non vi è che presente, neanche l’ombra del passato, neanche l’ombra dell’avvenire?”.

“Si, questo” disse Siddharta. “E quando l’ebbi appreso, allora considerai la mia vita, e vidi che è anch’essa un fiume, vidi che soltanto ombre, ma nulla di reale, separano il ragazzo Siddharta dall’uomo Siddharta e dal vecchio Siddharta. Anche le precedenti incarnazioni di Siddharta non furono un passato, e la sua morte e il suo ritorno a Brahma non sono un avvenire.
Nulla fu, nulla sarà: tutto è. Tutto ha realtà e presenza”.

Siddharta parlava con entusiasmo; questa rivelazione l’aveva reso profondamente felice. Oh, non era forse il tempo la sostanza di ogni pena, non era forse il tempo la sostanza di ogni tormento e d’ogni paura, e non sarebbe stato superato e soppresso tutto il male, tutto il dolore del mondo, appena si fosse superato il tempo, appena si fosse trovato il modo di annullare il pensiero del tempo?


Verne
Ventimila leghe sotto i mari
Prof. Arronax: Voi amate il mare, capitano?
Nemo: Sì! L’amo! Il mare è tutto. Copre i sette decimi del globo terrestre. Il suo respiro è puro e sano. È l’immenso deserto dove l’uomo non è mai solo, poiché sente fremere la vita accanto a sé. Il mare non è altro che il veicolo di un’esistenza soprannaturale e prodigiosa; non è che movimento e amore, è l’infinito vivente, come ha detto uno dei vostri poeti. Infatti, professore, la natura vi si manifesta co i suoi tre regni: minerale, vegetale, animale.


Upanishad
1. Solo il nulla vi era in origine: L’Universo era avviluppato dalla morte e dalla fame, poiché fame è morte. Egli creò la mente, dicendo tra sé : “Che io possa avere una mente”. Quindi trascorse qualche tempo in adorazione, e in virtù di tale adorazione si produssero le acque. Allora Egli comprese che adorando aveva conseguito l’acqua. Chi conosce l’origine dello splendore (Arka), comprende come conseguire l’acqua e diviene partecipe di felicità.
2. L’acqua era splendore. La schiuma delle acque si consolidò e diventò la terra. E quando anche la terra fu creata, Egli si sentì stanco. Mentre conosceva la stanchezza e il turbamento, la sua essenza e la sua gloria emersero all’esterno. E questo fu il Fuoco.
3. Poi si scisse in tre parti, una il fuoco, una il sole, una il vento; questo è il triforme spirito vitale (Prana). L’oriente fu il suo capo, i venti che provengono da quella zona furono le zampe anteriori; l’occidente fu la sua coda; i venti che soffiano da occidente furono le zampe posteriori; il settentrione e il mezzogiorno furono i suoi fianchi, il cielo fu la schiena, l’atmosfera il suo ventre, la terra il suo petto. In tal forma Egli sostenne le acque e chi questo conosce trova, ovunque vada, il suo sostegno.
4. Poi sentì sentì il desiderio di un altro sé stesso. Per mezzo del principio vitale si accoppiò con la Parola, Egli che è Morte e a cui la Fame è inerente. Seme fu l’anno; non c’era anno prima di allora. Egli lo trattenne per un tempo pari all’anno e trascorso questo tempo lo lasciò uscire. Contro il neonato (la Morte) spalancò le fauci. E il bambino gridò:”Bhan!” ed ebbe così origine la loquela.


C. G. Jung Il tempo e l’eternità
Poiché nel mondo psichico non c’è alcun corpo che si muova come nello spazio, non esiste neppure il tempo. Il mondo archetipico è «eterno», cioè al di fuori del tempo, ed è dovunque, poiché nelle condizioni psichiche, cioè archetipiche, non esiste alcuno spazio.
Quando un fatto interiore non viene reso cosciente, si produce fuori, come destino. Ossia, quando il singolo rimane indiviso e non diventa cosciente del suo antagonismo interiore, il mondo deve per forza rappresentare quel conflitto e dividersi in due.
Mentre ero ancora preso da questa profonda impressione di una durata infinita e di un’esistenza statica, degna dell’età dell’oro, d’un tratto ricordai il mio orologio, e pensai al tempo accelerato dell’europeo. Era questa. senza dubbio, la nuvola buia e inquietante che pendeva minacciosa sul capo a questi inconsapevoli. Improvvisamente mi apparvero come selvaggina che non vede il cacciatore, ma che con indistinta angoscia ne sente l’odore: in questo caso il cacciatore era il dio del tempo che inesorabilmente avrebbe frantumato in pezzetti – giorni, ore, minuti, secondi – quella loro durata memore ancora dell’eternità.
… i simbolismi arcaici, che ricorrono di frequente nelle fantasie e nei sogni, sono elementi collettivi. Tutti gli istinti fondamentali e le modalità elementari del pensiero sono collettive.
I sogni sono una delle origini più importanti della credenza dei primitivi negli spiriti.
La scarpa che sta bene ad una persona sta stretta a un’altra: non c’è una ricetta di vita che vada bene per tutti.
Il numero è, secondo Jung, la forma più primitiva degli archetipi, quell’ordinatore delle nostre riflessioni coscienti in cui si legano quantità e senso.
l’intero ambito psichico, che Jung definisce inconscio collettivo, lo strato più sotterraneo dell’inconscio osservabile psichicamente, possiede una struttura di campo, i cui punti «carichi d’energia» corrispondono agli archetipi. I decorsi energetici in questo campo seguono un processo lineare irreversibile, e quindi determinano il tempo.


Jodorowsky

« Questa è la vera libertà: essere capaci di uscire da se stessi, attraverso i limiti del piccolo mondo individuale per aprirsi all’universo. Mi piacerebbe che i lettori del nostro libro ammettessero, perlomeno, l’idea del potere terapeutico dell’immaginazione, della quale la psicomagia in fin dei conti, non è altro che una modesta applicazione. » (Psicomagia)

El silencio no tiene límites para mí; los límites los pone la palabra

«La belleza es el límite máximo al que podemos acceder a través del lenguaje. No podemos alcanzar la verdad, pero podemos aproximarnos a ella a través de la belleza»

Un arte que no sirve para sanar no es arte


La coppa del graal inscrive l’ankh egizio. Sono due simboli dell’utero femminile che ospita la vita. Il djed egizio è la spina dorsale ma anche il fallo maschile che unito all’ankh genera la vita. La ghiandola pineale era rappresentata come un seme con le ali (cavaliere del cigno, Lohengrin figlio di Parsifal joust)…