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Romeo e Giulietta

ROMEO & JULIET è la tragedia dei nomi che cercano di descrivere il mondo ma non ci riescono, è la tragedia del tempo che è esso stesso protagonista quando il messaggio non arriva mai in tempo… è la tragedia dell’Io sociale che si scontra con l’Io personale, è la tragedia della Maschera che sta sulla faccia che è un’altra maschera… il libro che è scritto sulla faccia di ognuno di noi si rivela una tragedia dove il tempo-destino gioca le sue mosse e la brutale volontà non combacia con la grazia di cui è composto l’individuo

ROMEO = METEORA JULIET = COSMO
con le ali di Cupido
Luna / Diana
Pellegrino (maschera)
Santa (maschera)
nome-cielo-terra
sconfinata come il mare
matto d’amore
occhi Stelle
da nessuno visto e da nessuno udito
Sole all’alba
giorno nella notte
PARADISO
neve sul dorso del corvo
mille pezzettini > stelle
cuore di serpente, nascosto dietro una faccia di fiore
angelo-demonio!
nero corvo in piume di colomba!
Vil materia in immagine divina!
Tutto il contrario di quello che sembri! un’immagine di cera
occhi > mare
corpo > barca
sospiri > vento

 

ROMEO: Son vivo sol per dirti che son morto.
ROMEO: Oh, insegnalo tu alla mia mente come può trattenersi dal pensare!
ROMEO: Mettimi avanti agli occhi una bellezza quanto tu vuoi perfetta: agli occhi miei sarà soltanto un foglio su cui leggerò il nome di colei ch’è ancor più bella.

questa notte potrete contemplare stelle che solcano le vie terrene illuminando il buio della notte.

ROMEO: Sì, (leggo) la mia malasorte nel grande libro della mia miseria.
ROMEO: che le mie lacrime si faccian fiamme…brucino queste loro trasparenze

…cerca di leggere quel ch’è scritto nel libro del suo volto, … e tutto quel che in questo bel volume
ti rimanesse oscuro, puoi trovarlo negli occhi suoi, come una “nota a margine”

ROMEO: Col buio-pesante dentro, porto almeno un lume-leggero
MERCUZIO: Dal momento che sei innamorato, fatti prestare l’ali da Cupido, e vola sopra la comune altezza.
ROMEO: Che! L’amore una coserella tenera? Più ruvida, più aspra, più violenta non ce n’è alcuna… E punge come spina.
MERCUZIO: Ecco: una maschera su un’altra maschera. … La regina Mab (la fata dei sogni)…si posa sul naso di chi dorme … raggi della luna …il cocchio è un guscio cavo di nocciola lavorato così da uno scoiattolo falegname o da qualche vecchio tarlo.. In questo arnese, Mab va cavalcando, la notte, pei cervelli degli amanti, e allora questi sognano d’amore …È quella stessa Mab che nella notte intreccia le criniere dei cavalli…
BENVOLIO: Ho paura che il sogno di cui parli ci stia soffiando fuori di noi stessi…

 

ROMEO (vede Giulietta): ella insegna perfino alle torce come splendere di più viva luce!
ROMEO: che le labbra facciano anch’esse quel che fanno le mani: esse sono in preghiera innanzi a te,
GIULIETTA: palma a palma è il modo di baciare dei pii palmieri …O unico mio amore, scaturito dall’unico mio odio! … Ma poi, che cos’è un nome?… Forse che quella che chiamiamo rosa cesserebbe d’avere il suo profumo se la chiamassimo con altro nome?
ROMEO: Ho scavalcato il muro sovra l’ali leggere dell’amore; amor non teme ostacoli di pietra, e tutto quello che amore può fare trova sempre l’ardire di tentare. … c’è più pericolo per me negli occhi tuoi che in cento loro spade
GIULIETTA: Sai che la notte copre la mia faccia della sua nera maschera… La mia voglia di dare è come il mare, sconfinata, e profondo come il mare è l’amor mio: più ne concedo a te, più ne possiedo io stessa, perché infiniti sono l’una e l’altro.

 

ROMEO: il “giovane” Romeo che voi cercate quando succedarà che l’avrete trovato sarà sicuramente “meno giovane” di quando avete iniziato a cercarlo. Di quel nome il “più giovane” sono io, in mancanza di peggio.

GIULIETTA: A fare i messaggeri dell’amore dovremmo poter mettere i pensieri, che corrono dieci volte più del sole quando rapido caccia coi suoi raggi l’ombre dall’accigliate erte colline.

FRATE LORENZO: Sull’accigliata fronte della notte ride già l’alba …. Due sovrani di questo stesso tipo, tra lor nemici, son sempre accampati, così come nell’erbe, anche nell’uomo: la Grazia, e la brutale Volontà.

GIULIETTA: E tu, notte, tu pronuba agli amori, ammantaci della tua nera veste, sì che possan le palpebre del giorno chiudersi finalmente sulla terra e il mio Romeo possa balzare qui, tra le mie braccia, da nessuno visto, e da nessuno udito. Per celebrare i riti dell’amore gli amanti vedono bene anche di notte, illuminati dalla loro bellezza; perché se è vero che l’amore è cieco, il buio della notte è il suo elemento.
vieni, o notte, e portami con te il mio Romeo, giorno della mia notte, che spiccherà sulle tue ali nere più candido di neve da poco caduta sopra il dorso d’un corvo!
e quand’egli morrà, tu, notte, prendilo e ritaglialo in mille pezzettini da farne tante piccole stelline…
s’è forse ucciso? io non sarò più io

(GIULIETTA è GIULIETTA solo nell’essere ROMEO ROMEO, sono lo specchio uno dell’altra, non può esserci uno senza l’altro)

cuore di serpente, nascosto dietro una faccia di fiore!
Fece mai un drago una caverna così bella?
Vil materia in immagine divina!
Tutto il contrario di quello che sembri!
un santo dannato, un villano onorabile!
…spirito d’uno dei suoi diavoli nel paradiso mortale d’un corpo così leggiadro!…
Ci fu mai volume che contenesse tanta vil materia e che fosse sì bene rilegato?

assassinati tutti, tutti morti! “Romeo bandito…” No, non c’è confine né limite, né fine, né misura nella morte ch’è in questa sola frase; né c’è frase che suoni più funerea.

And death, not Romeo, take my maidenhead! (G. prevede la sua morte) la morte, non Romeo, prenderà la mia testa di vergine

ROMEO: Il paradiso è qui, dov’è Giulietta; ed ogni cane, gatto, topo, tutto, anche la cosa più insignificante, tutto qui vive in cielo, in paradiso, perché può gettare gli occhi su di lei, mentre Romeo non può.

NUTRICE: solo la morte è la fine di tutto.

ROMEO: in quale dannata parte del mio corpo questo mio nome sta di casa? Dimmelo, sì ch’io possa distruggere, annientare quell’odiosa dimora

FRATE LORENZO: Se nome e cielo e terra, si son composti in te in un sol momento, dalla nascita, tu in un sol momento vorresti perderli?
Il nobile tratto della tua persona non è più d’un’immagine di cera se dissociato dalle qualità che fanno l’uomo.

ROMEO: l’allodola, a martellar gli archivolti del cielo con le sue note, sopra il nostro capo. Sempre più chiaro in cielo, sempre più buio dentro i nostri cuori.

GIULIETTA: ci sono molti giorni in un minuto (LA DILATAZIONE DEL TEMPO DELL’AMORE)
quale triste presagio ho in fondo all’anima!
A vederti là in basso, ho l’impressione come di vederti al fondo d’un sepolcro…

CAPULETO: negli occhi, che potrei chiamare il mare, c’è il flusso ed il riflusso delle lacrime; il tuo corpo è la barca, veleggiante su e giù per l’onda salsa, i tuoi sospiri il vento che si scontra infuriato con le lacrime, e queste a loro volta con il vento. Se qui non interviene una bonaccia, la tempesta ti travolgerà tutta…

GIULIETTA: Sarà quel che ha da essere, sì, certo. Sacra massima è questa: non c’è dubbio. … questo volto è mio. non appartiene a me (ma a ROMEO)
FRATE LORENZO: se tu hai forza e volontà di procurarti morte da te stessa … come quando morte cala a chiudere il giorno della vita …
GIULIETTA: …dove a una cert’ora della notte, come dicono, appaiono gli spiriti… ohi! ohi!… se mi svegliassi innanzi tempo, che potrebbe succedere di me..? Oh, Dio, se mi svegliassi in quel momento, circondata da tutti quegli orrori, non rischierei d’uscire fuor di senno, da mettermi a giocare, come pazza, con l’ossa dei miei avi?

 

(GIULIETTA prende il veleno che la finge morta per 48 ore)

CAPULETO: ogni cosa si muti nel suo opposto

ROMEO: Ho sognato come s’io fossi morto, e la mia donna venisse da me – strano sogno, che fa pensare un morto! – e infondere, coi baci, un tal soffio di vita alle mie labbra, ch’io risorgevo e mi sentivo un Cesare. …
E questo è il tuo denaro, ch’è veleno ancor peggiore all’anima dell’uomo, perché commette, in questo sozzo mondo, più delitti di quei poveri intrugli che a te non è permesso di spacciare.

FRATE LORENZO: Povera morta viva, racchiusa nel sarcofago di un morto!

ROMEO (nel cimitero): Bada che l’ora e le mie decisioni son feroci, tremende, inesorabili, più che non siano quelle d’una tigre affamata o d’un mare burrascoso. …. Una cupola di luce perché in questo luogo giace Giulietta, e la bellezza sua di questa oscura cripta fa una sala perennemente illuminata a festa!
Debbo creder che palpita d’amore l’immateriale spettro della Morte? E che quell’aborrito, scarno mostro ti mantenga per sé qui, nella tenebra, perché vuol far di te la propria amante?
Così, in un bacio, io muoio…
GIULIETTA: Cattivo! L’hai bevuto fino in fondo, senza lasciarmene una goccia amica che m’avrebbe aiutato!… Bacerò le tue labbra: c’è rimasto forse un po’ di veleno, a darmi morte come per un balsamico ristoro.

Quest’oggi il sole, in segno di dolore, non mostrerà il suo volto, sulla terra.