Il tempo, come lo spazio, è una costante, non l’inesorabile flusso in avanti che i nostri sensi percepiscono. Ci spostiamo attraverso il tempo nello stesso modo in cui ci spostiamo nello spazio, ed è il nostro movimento, non quello del tempo che crea l’illusione di una progressione lineare. Siccome tutto il tempo, come tutto lo spazio, è sempre presente, la memoria umana, se presta attenzione, può estendere la scala dell’osservazione e muoversi avanti e anche indietro nel tempo. In questo modo, possiamo “ricordare” eventi che per una percezione meno estesa non sono ancora accaduti.
In Tolkien gli Elfi, come è chiaro da questa spiegazione di Legolas, percepiscono il tempo come una esperienza soggettiva, qualcosa di “dipendente dalla percezione”. Quindi, non è statico, il tempo per gli Elfi si muove e cambia, persino a Lórien.
La persona che sta nel treno (Osservatore 1) vede solo una parte del paesaggio dalla finestra del suo scompartimento. Mentre una persona che sta sulla collina (Osservatore 2) vede tutto il paesaggio insieme, incluso il treno e l’Osservatore 1. Così, osserva anche ciò che per il viaggiatore rimane invisibile. Se possiamo immaginare un terzo osservatore che sta in un punto da dove può vedere sia l’Osservatore 1 che l’Osservatore 2, avrà un campo d’attenzione ancora più vasto. Così si può continuare all’infinito.
Secondo J. W. Dunne, la stessa cosa succede con la percezione del tempo. Ed è nei sogni che la nostra mente è capace di espandere il campo dell’osservazione del tempo.
Il culmine della teoria di Dunne è l’Osservatore finale: il suo campo dell’osservazione si estende all’infinito – in tale modo può vedere nello stesso momento tutto il passato e tutto il futuro.
Questo per sé è già abbastanza vertiginoso, ma Dunne va oltre.
Un osservatore con il campo più esteso contiene in sé un osservatore con il campo più stretto. Così tutte le nostre coscienze individuali sono parti di una coscienza universale che esiste fuori del tempo (JUNG e LEIBNIZ).
J. W. Dunne
da Verlyn Flieger “A Question of Time“
la casetta (Cottage of Lost Play) dove giunge Eriol, si trova a Tol Eressëa
i 7 Palantir collegati a quello in Avallónë
La versione teatrale di Peter Pan, come fu creata da Barrie nel 1904 è un capolavoro; mentre le versioni successive romanzate ne sono una pallida eco. Peter in realtà è uno spirito: la rappresentazione del fratello di Barrie, che era morto da bambino cascando in un lago. Peter infatti non può essere toccato se non dalle fate, vola, non può crescere (non è che non voglia crescere!). Quindi l’opera è una esplorazione del mondo ultraterreno degli spiriti. Questa ovviamente è la mia interpretazione.
il mio progetto su Peter Pan
Olórë Mallë, il sentiero dei sogni porta alla Casetta del Gioco Perduto…
In Tolkien il Gioco Perduto non è altro che la narrazione di Storie, che ricrea il Mondo, il Fato, la rinascita degli Archetipi-Personaggi…